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Adsl, l’Autorità Garante prepara una “carta dei servizi”

Una delle più grosse lacune di cui soffre il nostro mercato Internet (e che fanno soffrire l’utente) è l’assenza di una carta dei servizi Internet. Presente invece per i servizi di telefonia voce.

L’Autorità Garante Tlc (AGCOM) ha deciso nei giorni scorsi di avviare un procedimento per colmare questa lacuna: entro i prossimi nove mesi arriverà quindi la prima carta che stabilisca quali sono i diritti dell’utente Internet nei confronti dei provider che danno accesso alla rete attraverso la banda larga e la banda “stretta”.

Non è ancora chiaro quale sarà l’impatto reale che questa carta avrà, ma le finalità fanno ben sperare: l’AGCOM, con l’aiuto dei consumatori, vuole fissare alcuni punti fermi, a difesa dei diritti degli utenti, per limitare l’arbitrio che i provider hanno nell’offrire i servizi di accesso.

I problemi, che si cerca così di arginare, sono ben noti: tutti i servizi Adsl hanno velocità reclamizzate “fino a”, ma velocità reali sconosciute e comunque ben poco garantite; sono aleatori i tempi di attivazione, di distacco e di intervento per riparare i guasti. Capita di abbonarsi a offerte dial-up flat e poi di trovare il numero, per l’accesso a Internet, sempre (o quasi sempre) occupato.

L’utente Internet è poco garantito, insomma; paga un servizio che ha contorni poco certi. Il che è segno anche di una persistente immaturità del mercato nostrano. Meglio tardi che mai, per AGCOM è venuto il tempo di affrontare anche questo problema.

A ricordarmi quanto irrazionale sia la copertura Adsl italiana arriva dall’associazione Antidigital Divide un rapporto, frutto di un articolato sondaggio tra gli utenti.

Si scopre, per la prima volta in modo così dettagliato, che in 102 province italiane (su 103) c’è almeno un comune o un quartiere sprovvisto di Adsl.

Ci può capitare di essere in un comune dove i nostri vicini di casa hanno l’Adsl e noi no, perché siamo connessi a centrali differenti. La loro è dotata di apparecchi Dslam (con cui si fornisce l’Adsl al doppino) e collegamento al backbone di Telecom; la nostra no.

Pochi metri di distanza possono fare la differenza tra le promesse della banda larga e le ragnatele del vecchio mondo dial-up. Non si pensi che questo accada solo in qualche sfortunato comune. Secondo quanto riportato dagli utenti che hanno partecipato al sondaggio, c’è almeno un buco Adsl in 987 dei 1.087 comuni censiti.

Anche in grandi città come Bari, Genova o addirittura Roma ci sono quartieri senza Adsl, persino a due passi dal centro. Com’è possibile? È la sfortuna di abitare in zone dove Telecom ha una penuria di coppie per servire i doppini e allora fa economia: installa un apparecchio mux e associa più di una linea su un singolo doppino. Il che permette di dare a tutti la linea telefonica, ma impedisce l’accesso Adsl.

Non solo: soffre anche il dial-up, perché il mux ne divide la velocità di 56K per il vari utenti associati al mux. Un altro famigerato apparato è l’ucr, che collega l’utente a una centrale secondaria la quale, a differenza di quella normale, non può fornire l’Adsl.

Insomma, si azzoppa di fatto l’accesso a Internet agli utenti di quartieri anche popolosi, come Japigia a Bari e Casal Monastero e Torraccia, a Roma. Gli utenti protestano e firmano petizioni, ma Telecom, stando alle norme, non è obbligata a rendere disponibile ovunque un accesso Adsl.

Perché quest’ultimo, a differenza della linea telefonica, non è ancora stato definito “servizio universale”. Certo, è questione di misura e di buon senso. Forse sarebbe troppo pretendere l’Adsl in tutti i comuni d’Italia, anche quelli sperduti tra le montagne… ma almeno sarebbe auspicabile che nel 2005 non ci fossero anacronistici apparecchi come il mux o l’ucr a escludere dall’Adsl quartieri di città anche grandi.

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