Bella storia questa.
“Antonio? Lo riconoscerà da sola, quando passa lui sembra sia arrivato il Papa”. Ci sono una serie di indizi per capire se Antonio Pauciulo, 35 anni di Boccea, è in servizio. Anzitutto la scia di buongiorno e buonasera che anticipano e seguono il passaggio del bus: tra Ponte Mammolo e Largo Argentella è tutto un ping pong di saluti. Poi la scelta dei posti: chi sale sul 404, che più che una linea è ormai un punto di ritrovo, si assiepa intorno all’abitacolo, dietro vuoto. Infine, la durata della sosta: se ci si ferma qualche secondo in più “sicuramente Antonio starà aiutando qualche nonna con le buste della spesa”.
Antonio, dipendente della ditta Troiani, guida il 404 – linea Atac che collega Ponte Mammolo a Casal Monastero – da quattro anni: “E’ un po’ la mia station wagon, cerco di conoscere chi sale a bordo e mi terrà compagnia per tutto il tragitto”. E’ partito tutto con buongiorno e buonasera: “Le persone non se lo aspettavano – ricorda i primi tempi – forse è anche per questo che mi vogliono così bene, se dai rispetto ti torna indietro”. Oggi tutti lo adorano. Perché lui ha creato una pagina Facebook (Amici del Bus 404 Casal Monastero) per informare in tempo reale gli utenti di possibili variazioni. Perché chi sale sul “suo” bus ha il suo numero di telefono, “non si sa mai, dovesse succedere qualcosa”. I ragazzi lo cercano, la sua cabina diventa confessionale: “Li ascolto tanto perché mi sono accorto che di questo hanno bisogno. Mi informo su come va la scuola, come va con gli amici, tante ragazze hanno anche problemi di cuore e, quando si confidano, tento di ricordarmi cosa pensavo io alla loro età”. Guai a fare “buco”: “Glielo dico, non farti trovare qui al ritorno che tanto non ti carico, meglio che vai a piedi”. L’assurdo è che loro davvero non salgono fino alla mattina successiva. Antonio fa la differenza nei dettagli, con l’indovinello collettivo del pomeriggio per esempio, quando fuori il traffico è ingessato e i passeggeri “hanno bisogno di una distrazione”.
Su questo bus sono nate amicizie, “spesso andiamo a pranzo o a cena insieme – è una soddisfazione per Antonio, lui che è contrario a chiudere gli autisti nel loro bunker per ragioni di sicurezza – Questo non è un lavoro per tutti, chi lo fa deve sapere di avere una responsabilità importante, allietare il viaggio a persone per le quali è già un sacrificio prendere i mezzi pubblici. Io faccio del mio meglio e, lo dico col cuore, non desidererei cambiare questo contatto col pubblico con nessun altro lavoro al mondo”.