Edilizia agevolata. E’ caos

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Riportiamo un articolo di Roma Today [Sito di Roma Today]:

Caos edilizia agevolata, i proprietari in rivolta: “Rischiamo di perdere migliaia di euro”

Un centinaio di proprietari di case realizzate nei piani di zona ha protestato questa mattina davanti al Dipartimento Attuazione Urbanistica. Marchini ai cittadini: “Ho parlato con Tronca, se ne occuperà lui”

Qualcuno rischia di essere costretto a rivendere la propria abitazione per decine di migliaia di euro in meno rispetto al prezzo d’acquisto. Qualcun altro ha i compromessi di vendita sospesi. Altri ancora hanno già versato caparre da decine di migliaia di euro e non sanno se potranno riaverle indietro. E poi ci sono le cause, verso i primi proprietari, il Comune, le agenzie. I cittadini che negli anni hanno acquistato abitazioni nei Piani di Zona hanno protestato questa mattina con un presidio davanti alla sede del dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica, in via Civiltà del Lavoro all’Eur. “Il commissario deve sbloccare immediatamente la delibera che permette a quanti hanno comprato case in edilizia agevolata di ‘affrancare’ il terreno così da poter ‘liberare’ queste abitazioni dal vincolo del prezzo calmierato e rivenderle a prezzi di mercato” spiega Carla Canale, Presidente del Comitato Vigna Murata, in rappresentanza del Coordinamento dei comitati di quartiere del IX municipio che ha organizzato la manifestazione. “Abbiamo paura che se non accade subito, si entrerà nel pieno della campagna elettorale e la soluzione slitterà a dopo le elezioni”.

Una sentenza della Cassazione (la n. 18153), che risale al settembre scorso, impone che gli immobili realizzati in edilizia agevolata sono condizionati al vincolo del prezzo massimo di cessione con criteri fissati dalle convenzioni. Le case dei piani di zona, infatti, possono essere vendute a prezzi più bassi di quelli del libero mercato perchè i costruttori hanno ricevuto agevolazioni pubbliche per realizzarle: finanziamenti dalla Regione e terreni dal Comune. Nonostante questo impegno economico pubblico, per anni le compravendite di queste case, successive al primo acquisto, sono avvenute a prezzi di libero mercato. “A riguardo è sempre stato considerato il limite dei 5 anni come periodo di tempo da far trascorrere per svincolare il prezzo degli immobili” commenta uno dei cittadini presenti.

La sentenza della Cassazione ha stabilito invece che il prezzo doveva rimanere più basso e tutti coloro che negli ultimi quindici anni hanno acquistato queste case a prezzi di libero mercato si ritrovano oggi con abitazioni a valore calmierato. “Stiamo parlando di migliaia di persone in tutta Roma” spiegano. Poco prima di lasciare il Campidoglio la giunta guidata da Marino ha approvato una delibera, redatta dall’allora assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo, che corre ai ripari: per eliminare l’obbligo del prezzo massimo di cessione è possibile versare una quota al Comune. Il terreno viene così ‘affrancato’ ed è possibile procedere con compravendite a prezzi di mercato.

“La delibera è stata approvata ma fino a che gli uffici non forniscono i coefficienti è impossibile attuarla” denunciano i cittadini. “Quando acquistai mi feci rilasciare dal notaio un atto che il prezzo fissato era legittimo” spiega Rodolfo, che precisa di essere il secondo acquirente e di aver comprato a prezzi di mercato. “Qualche mese fa, prima della sentenza, ho firmato un compromesso per vendere la mia abitazione a 340 mila euro. Dopo la sentenza della Cassazione la mia casa vale 120 mila euro. Oggi è tutto fermo”. Rodolfo rischia di perdere la caparra versata per l’acquisto di una casa nuova: “Fino a quando non venderò la mia casa, non posso potrò procedere con l’iter per entrare in possesso di quella nuova. Ma non posso aspettare all’infinito”.

Silvia ha acquistato nel 2000. “C’erano ancora le lire e pagai 210 milioni. Al tempo era prezzo pieno” spiega. “Nel marzo del 2015 ho ottenuto il nulla osta del Comune di Roma per vendere la mia casa ai valori di mercato. Il primo compromesso l’ho firmato a luglio, quello per l’acquisto di una nuova abitazione a settembre, poco prima della sentenza della Cassazione. All’inizio di ottobre mi ha contattato il notaio e mi ha detto che doveva bloccare la vendita. Nel momento in cui ho firmato l’atto ho dovuto liberare casa e ora non posso fare altro che aspettare. Dovrei venderla per 255 mila euro ma senza la possibilità di affrancare il terreno ne vale 115 mila. Come se non bastasse ho già versato la caparra per una nuova abitazione, il preliminare l’ho già fatto slittare due volte e il 30 aprile scade. Se le cose non cambiano e il proprietario non accettasse di tornare indietro rischio di perdere tutto quello che ho già pagato”.

Qualcuno i soldi li ha già persi. “Ho acquistato la mia casa per circa 278 mila euro dal primo acquirente che, quindi, l’aveva acquistata direttamente dalla cooperativa” spiega un cittadino che, per riservatezza, preferisce non rivelare il suo nome. “Prima della sentenza della Cassazione ho iniziato le procedure di vendita per 220 mila euro e oggi mi ritrovo obbligato a venderla a 128 mila euro. Rispetto al prezzo iniziale c’è una differenza di 150 mila euro” spiega. Non solo non c’era più tempo, “rischiavo di perdere i 40 mila euro che avevo già versato per la nuova casa”, ma “mi sono accorto che la delibera non chiarisce nei particolari i pregressi”. In altre parole: “In mancanza di chiarezza, qualcuno in futuro potrebbe avvalersi su di me. Inoltre ho intenzione di fare causa alle persone che mi hanno venduto casa”.

A sostenere il presidio il candidato sindaco Alfio Marchini. Con lui, il coordinatore del Lazio dei Conservatori e Riformisti, Luciano Ciocchetti e gli ex consiglieri capitolini Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato. “Vi do una notizia” ha affermato Marchini arrivando al presidio dei cittadini. “Ho appena parlato con il commissario Tronca e mi ha detto che non era al corrente della situazione. Mi ha garantito che attiverà immediatamente i suoi uffici per accelerare la procedura. È un problema serio per centinaia di cittadini” ha continuato il candidato sindaco. “Questa è la politica che a me piace: fare qualcosa di concreto per la gente, risolvere i problemi e non parlare di massimi sistemi”.

 “La delibera è stata approvata nel dicembre scorso e fino ad oggi non è stato  risolto nulla” denuncia l’ex consigliere Ignazio Cozzoli. “Fino a che il dipartimento non stabilisce i coefficienti sarà impossibile affrancare i terreni”. Conclude Cozzoli: “Siccome i nulla osta per la vendita sono stati concessi dal Comune, l’amministrazione rischia una valanga di cause”. Aggiunge Barbato: “Ci attiveremo personalmente per fare pressione sugli uffici comunali affinchè questa vicenda venga risolta”.

 

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