Centrale del Latte

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Centrale del Latte Roma, vendita nulla – Bocciata la cessione della giunta Rutelli
di Luca Lippera (Il Messaggero)

ROMA (2 marzo) – Un verdetto esplosivo. Il Consiglio di Stato, dopo dodici anni di telenovela giudiziaria, ha stabilito che l’atto con il quale il Comune di Roma nel 1998 cedette la Centrale del Latte alla Cirio di Sergio Cragnotti va ritenuto nullo.

Identica nullità, per i giudici, riguarda la transazione in cui il Campidoglio, guidato allora dalla seconda Giunta Rutelli, si accontentò di 15 miliardi (di lire) senza far valere una specifica clausola del contratto: il divieto di cedere l’azienda prima di cinque anni, cosa che la Cirio al contrario fece a poco più di dodici mesi dall’acquisto, rivendendo la società alla Parmalat di Calisto Tanzi con una plusvalenza di centinaia di miliardi.

La sentenza, emessa dalla quinta sezione del Consiglio di Stato, segna la vittoria della ultradecennale battaglia della Ariete-Latte Sano, alla quale il Campidoglio dovrà pagare i danni. La società guidata da Marco Lorenzoni, quando il Comune decise di mettere all’asta la Centrale, partecipò alla gara pubblica per l’acquisto. La Parmalat a sorpresa si ritirò.

La Cirio di Cragnotti presentò un’offerta molto più alta rispetto alle altre e vinse la partita. Il contratto con il Campidoglio fu concluso ai primi del 1998: fu una delle tante privatizzazioni degli Anni Novanta, gestita in quel caso dall’allora assessore al Bilancio Linda Lanzillotta. Ma nel maggio del 1999 la “multinazionale” dell’ex presidente della Lazio rivendette alla Parmalat stessa, sua avversaria nel processo di acquisizione. Le polemiche attorno alla Giunta Rutelli furono roventi, anche perché inizialmente l’amministrazione sembrava disposta ad accettare poco più di un miliardo come penale per la cessione prima dei termini.

La Centrale del Latte, con la decisione del Consiglio di Stato, potrebbe tornare subito proprietà del Comune. Il quale però, probabilmente, la rimetterebbe sul mercato con una nuova gara. «Dobbiamo esaminare la sentenza dice Maurizio Leo, assessore al Bilancio della Giunta Alemanno Sentiremo l’avvocatura del Comune e prenderemo una decisione».

La Parmalat la vede ovviamente in modo diverso. «La nullità della cessione tra Centrale e Cirio sostiene Vincenzo Cerulli, legale della azienda di Collecchio, in Emilia-Romagna non incide sul successivo acquisto da parte della Parmalat». Una tesi che non sarà facile sostenere.

Il Comune di Roma cedette la Centrale del Latte alla Cirio per circa 80 miliardi di lire. Un anno dopo, era il maggio del 1999, la società di Cragnotti la rivendette con un guadagno stimato allora attorno ai trecento miliardi. Ma fu la Latte Sano, non il Campidoglio, a impugnare la cessione alla Parmalat. Impugnazione che ha dato origine alla decisione presa dal Consiglio di Stato.

I giudici nella sentenza non usano il fioretto. Scrivono: «Verificatosi l’inadempimento attraverso la cessione delle azioni prima dei cinque anni, il Comune non aveva la disponibilità di transigerne gli effetti (cioè di fare una transazione, ndr), accettando un risarcimento di gran lunga inferiore a quello stabilito all’origine, soprattutto se raffrontato al prezzo di vendita a Parmalat».

La cessione della Centrale del Latte, e la “mostruosa” plusvalenza della Cirio, sono tuttora avvolti da ombre e misteri. «L’atto giudiziario del privato (la Latte Sano, ndr) aggiungono oggi i giudici mira pertanto a rimuovere non solo l’inerzia della Pubblica Amministrazione, ma la illegittimità derivata dalla mancata valutazione dell’interesse pubblico». Il Comune, in sostanza, avrebbe dovuto vedere nella prematura vendita di Cragnotti alla Parmalat non solo il profitto astronomico di un privato, quanto il danno che ne derivava alla pubblica amministrazione.

Mauro Lorenzoni, leader della Latte Sano, ha detto di essere «pronto a fare un’offerta per la Centrale se vi sarà una nuova asta pubblica».

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